Gli anni ‘90 lo vedono impegnato nella ricerca di sempre nuovi temi da tradurre in audiovisivi, che cura in modo particolare, tanto da indurlo ad acquistare il meglio della tecnologia allora disponibile in fatto di proiezioni: una coppia di Carousel della Kodak collegati ad una centralina di programmazione molto sofisticata per l’epoca. E i risultati si vedono.
È di quegli anni la produzione di molti “lavori” di cui ricordo qualche titoli: “Notti magiche” in occasione dei campionati mondiali di calcio di “Italia 90”; “il tramonto di Vulcano” sulla deindustrializzazione della provincia di Brescia; “La terra e i fuochi” ispirato ad un viaggio in Islanda; “Casta diva” sulla condizione femminile e molti altri. (Nel sottomenu a sinistra è possibile visualizzare la versione digitale di alcuni )

A questo riguardo chiamo in soccorso le parole che Emilio, un caro amico comune, ci ha regalato in un piccolo saggio sulla passione di Fausto dal significativo titolo “Dissolvenze, l’arte fotografica di Fausto Guastaroba” (scaricabile cliccando sul titolo):

“La mia ignoranza della tecnica e del linguaggio fotografici è talmente grande, e perfino quasi totale, da precludere, in teoria, la possibilità di parlare dei lavori di Fausto Guastaroba, mentre la sua sapienza fotografica implicherebbe almeno la padronanza minima dello strumento,

[...]

In teoria: perché c’è un secondo grado di distinzione da compiere oltre a quello che separa il competente dall’incompetente, l’esperto dal profano, ed è livello, secondo me, non meno importante.
Infatti che cosa rende tale un’opera d’arte? Cosa la fa differente dal lavoro abborracciato, dilettantesco e magari pretenzioso? È certamente la capacità – che è propria solo dell’arte – di farsi intendere anche da chi non sa di arte. Per quanto la comprensione dell’ignorante sia di livello rudimentale, l’opera d’arte sa trasmettere emozioni e, assieme a quelle, cognizioni, idee, insomma arricchimento di esperienza o, se si preferisce: trasmette cultura.
Ed è in quanto incompetente di questa specie che spenderò qualche riga sui lavori del mio amico Fausto.

[…]

la fotografia di Fausto Guastaroba non è foto di piacere, o supporto di ricordi «per quando si sarà vecchi», ma è occhio critico sul mondo e, ovviamente, lo può essere esclusivamente grazie al possesso e alla maturazione di un grande mestiere”

Ecco, questa era la forza di Fausto, la capacità di cogliere nel particolare il senso profondo di una condizione, di un’esperienza.

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