Quando, una decina di anni fa, forse più, si decise ad andare in pensione, le nostre “uscite” diventarono più regolari. Senza badare troppo al bollettino meteorologico, sempre provvisti di ombrellino nello zaino, ci incamminavamo, salvo acquazzone imminente, per sentieri, tra boschi e malghe, spesso in compagnia dei suoi vecchi amici d’infanzia, che imparai a conoscere ed apprezzare.

E così, in questi ultimi anni, ho scoperto molti itinerari di media montagna, panoramici, pittoreschi e mai banali, che avevo sempre snobbato, a torto.
Non era mai stato un gran sciatore, pur avendo bazzicato sulle piste da sci fin da giovane, ma per il carattere impaziente si affidava più al coraggio, alla forza fisica e all’istinto che alla tecnica – non aveva tempo da dedicare all’apprendimento - si buttava e in qualche modo arrivava in fondo.
Aveva anche provato lo scialpinismo seguendo il gruppo di amici con cui solitamente frequentavo la montagna sia d’estate e che d’inverno, ma non era il suo terreno e da un certo momento decise di chiudere con la neve.

Poco male, perché proprio d’inverno mi fece scoprire bellissime passeggiate sulle pendici dei monti che circondano il lago di Garda e lunghe traversate sulle colline della Franciacorta o della Valtenesi.
Lunghe passeggiate, da pensionati ancora in gamba durante le quali non mancavamo di commentare, non senza sconcerto, il veloce cambiamento del mondo nella sua globalità. Intimiditi, ma nello stesso tempo affascinati dall’incredibile progresso tecnico scientifico, senza mai dimenticare la massima che spesso ci ripeteva il nostro comune amico, Emilio: “ad ogni progresso si accompagna un regresso”.

Inizialmente anche Fausto era stato stregato dall’irrompere dell’informatica nella vita quotidiana, tanto da avere acquistato all’inizio degli anni ‘80 uno dei primi microcomputer, il famoso Spectrum, e dopo qualche anno un vero PC.
Da esperto elettrotecnico e, per un decennio, insegnante di fisica e tecnologia, ne comprendeva la complessità e l’impatto che avrebbe avuto sulla vita di tutti noi; soprattutto nella produzione d’immagini, affascinato dalla velocità e dalla varietà degli effetti offerti nel montaggio di audiovisivi.
Ma le lunghe ore davanti ad un monitor e ad una tastiera non facevano al caso suo e pur continuando ad usare il computer e aver realizzato con la nuova tecnica buoni video, non riusci mai a superare l’istintiva diffidenza, di uomo pratico e sbrigativo.
Pur non rimpiangendo “l’antica camera oscura” o i “favolosi Carousel”, venduti da tempo, aveva bisogno di sentire tra le mani la vellutata superficie delle fotografie su carta.
Il computer rimase uno strumento ostile, che pure usava, spesso con fastidio, e al quale ha affidato le decine di migliaia di immagini scattate in una vita.
“La macchina infernale”, come spesso la chiamava, è ora la custode dei nostri ricordi a cui negli ultimi mesi è riuscito a strappare, fissandoli su carta, lampi di realtà “rubati” durante il lungo vagabondare nella natura.

Nella "Galleria" si possono vedere altre immagini di Fausto in compagnia degli amici