Ancora una volta prendo a prestito alcune frasi, che tratteggiano mirabilmente il carattere di Fausto, dallo scritto di Emilio già citato:

“Fausto è vagabondo, esplorativo, tormentato dalla staticità e appagato (forse) dal movimento, il quale appaga riproducendosi, e negando quindi la quiete.

[…]

il suo vagabondare non rientra affatto nell’ostracismo che tanto bene si attaglia alla mentalità dei gaudenti e fatui trasvolatori del nostro tempo

[…]

egli appartiene a tutt’altra specie di nomade, non già di turista, ma di curioso esploratore di costumi e usanze e sempre osservatore dai ferrei criteri morali, dal giudizio solido:

[…]

la solidarietà - con termine evangelico: «la misericordia» - per i fratelli umani; la passione per la natura e l’ambiente selvaggio, selvatico o inselvatichito; il distacco ironico dal modello produttivo occidentale, dall’industrialismo con annessi e connessi e, di conseguenza, l’amore per il passato, la memoria degli oggetti, delle tradizioni, l’affetto senza feticismo per le proprie radici.”

Ed è con questo spirito che ha viaggiato per il mondo, per lavoro o per diletto, e il lavoro non impediva l’esplorazione, la scoperta, la vicinanza ad un’umanità varia e diffusa.
Ed è con questo spirito che io e Adele, per un certo periodo, abbiamo condiviso, con lui e Fiore, brevi soggiorni in località dell’Italia alla scoperta di angoli poco noti, ma suggestivi. Di questo e non solo, gliene sarò sempre grato.

 

Continua con "Infine"