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INDICE

La tristez-
za svanita

Due tipi geniali

La musica
La
foto-grafia

Mettiamo su famiglia

Tino per sempre

     

Una Storia Valtrumplina: Tino, mio cugino

La tristezza svanita

Ai funerali di mia nonna Adele, seguiti da un lungo corteo di gente del paese, e molti avevano insistito per portare a spalle la bara per gli oltre due chilometri che separavano l'abitazione dalla chiesa di Inzino, accadde un fatto che vissi con angoscia e rimase impresso nella mia memoria, memoria di un bambino di dieci, undici anni.

Giunti in chiesa i primi banchi a ridosso dell'altare sono occupati da tutti i figli e i numerosi nipoti. La cerimonia prosegue tra fumi d'incenso e canti quando dal banco a fianco, dove mi ero collocato con mia sorella e i miei genitori, un improvviso brusio e un concitato accorrere di parenti richiama la nostra attenzione. Zia Cilia, figlia maggiore di mia nonna, è svenuta e, faticosamente sorretta da alcune persone, viene accompagnata alla casa del fratello Lino, poco distante dalla chiesa.

Zia Cilia era una donna che ricordo sempre allegra, vivace e spiritosa, da anni abitava con la famiglia in Umbria e ogni volta che saliva al nord, per una visita, era un avvenimento che coinvolgeva tutto il parentado con riunioni, pranzi, in poche parole una festa, vissuta da me con tutto l'entusiasmo di un bambino.
Anche in questa triste occasione zia Cilia tenne fede al suo copione con spirito allegro e attivo, sempre sorridente, un conforto anche per gli altri, specie per mio papà che della morte della madre sembrava il meno rassegnato. Ed è proprio lei che alla fine ha ceduto.
La cerimonia si conclude mestamente di fronte alla tomba dove era stato tumulato il nonno, morto decenni prima, e alcuni dei loro figli e dove riposerà anche lei.
Naturalmente, prima di ritornare ciascuno alle proprie case, si decide di far visita - un minuto solo, mi raccomando - allo zio Lino per sincerarci delle condizioni della zia. - Ma fatemi offrire almeno un caffè - e così ci siamo accomodati.

Tino, tra i presenti, - noto per le battute, spesso fulminanti, che sapevano cogliere il lato comico anche delle situazioni più tristi, senza mai scadere nell'insolenza, ma sempre con leggerezza e benevolenza -, anche quella sera, all'inizio con discrezione via, via più coinvolgente, ruppe l'atmosfera di mestizia che aleggiava su tutti e tenne banco.
Il caffè passò in secondo piano, sopraffatto dalla sequenza di aneddoti, di battute e commenti che Tino, in mezzo alla stanza e tutti noi seduti a semicerchio a ridere fino alle lacrime, inanellava in un torrente di parole in cui ciascuno riconosceva le proprie e le altrui debolezze rappresentate con garbo, rese innocue e inoffensive dall'affetto che traspariva dal racconto.

La serata proseguì molto oltre le intenzioni e quando ritornammo verso casa era ormai buio.

Nonna Adele

 

Zia Cilia              zio Lino