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La tristez-
za svanita

Due tipi geniali

La musica
La
foto-grafia

Mettiamo su famiglia

Tino per sempre

     

Una Storia Valtrumplina: Tino, mio cugino

Due tipi geniali

Andavo volentieri in via Castello, nel centro storico di Gardone, dove abitavano Tino e Sergio con la mamma Nilde e la nonna Adele. Andavo volentieri perché quei due cugini riservavano sempre delle sorprese.
Una volta era il ritrovamento di alcune maschere antigas, reperti della guerra appena trascorsa, a dare a Tino il pretesto per accoglierci comparendo all'improvviso con la maschera indossata, procedendo con passo barcollante e braccia sollevate, grugnendo come si immaginava potessero fare i "marziani".
Un'altra la realizzazione di congegni meccanici, componenti fondamentali delle scenografie che ogni anno in occasione della festa del Redentore venivano allestite negli androni delle case nel centro del paese a rappresentare episodi della Storia Sacra.

Ogni volta c'era una scoperta.

Ci fu un periodo in cui Tino amava costruire piccoli altari votivi. Tutti pensavano fosse il segno di una vocazione, in realtà, credo, fosse solo la passione del costruire, l'ammirazione verso quelle complesse e affascinanti architetture a spingerlo. Io ero ammirato della maestria che possedevano entrambi nell'uso del traforo tanto che alla prima Santa Lucia chiesi subito di avere l'attrezzatura per cimentarmi a mia volta.

Dei due cugini Sergio era un tecnico nato - sempre immerso tra motori elettrici, carrucole, leve, ingranaggi e marchingegni vari - sportivo, aveva una bicicletta da corsa, sciava ed è con lui che ho cominciato a frequentare i campi da sci. Tino, più dimesso, legato alla casa e alla madre, meticoloso seppur abile nelle faccende meccaniche, era per molti aspetti il contrario del fratello che amava ballare, incontrarsi con gli amici e cercare la compagnia delle ragazze.