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INDICE

pag. 1

Antonello
pag. 2

La famiglia si allarga
pag. 3

Adele
pag. 4

la vita di ogni giorno
pag. 5

problemi
di
sartoria
pag. 6

I "sensa
crapa"
pag. 7

Le
vacanze
pag. 8

L'avventura
pag. 9

Caregno
pag. 10

la caccia

pag. 11

I bimbi crescono
pag. 12

Il mare
pag. 13

La televisione
pag. 14

Inizia la rivoluzione

Parte Prima

Parte Seconda


 
 

i piani di CaregnoNell'estate del 1949 Ernelia e Gianni con Gesuina e Tita e una coppia di amici, Cia e Cico, con le rispettive famiglie, prendono in affitto una porzione di fienile, adattato alla belle meglio con tramezze di compensato ad appartamento delle vacanze, in località Caregno sopra Gardone, presso la cascina di Santì.
La sistemazione è quanto di più frugale si possa immaginare. I fienili nelle cascine di montagna occupano tutto il sottotetto e un solaio li separa dai locali sottostanti nei quali sono disposte le stalle, il "casinet", dove si lavora il latte e si conservano i formaggi, e l'alloggio della famiglia di contadini. la cascina del Santì
Santì aveva ricavato nella parte del fienile dove c'erano due aperture che fungevano da finestre un lungo stanzone detto "el camerù". Nei mesi estivi veniva utilizzato come dormitorio in alternativa al "benel", una lunga struttura a castello di due piani collocata nella stalla sulla quale venivano stesi giacigli di iuta riempiti di fieno. Per l'occasione la famiglia di Santì aveva continuato a dormire nella stalla utilizzando il "benel" e aveva affittato il "camerù" , con l'uso di cucina al piano di sotto, alle famiglie di vacanzieri composte oltre che dai genitori da Antonello e Adele, da Diego, Antonietta e Tiziano nato nel novembre dell'anno prima, e infine da Mariarosa in totale dodici persone sei adulti e sei bambini.

Il sodalizio durerà un paio d'anni poi la nascita di Nadia, figlia di Gesuina e Tita, e Maria Angela costringerà Cia e Cico a cercare un'altra sistemazione. Le famiglie di Ernelia e Gesuina continueranno per molti anni, durante i mesi estivi, a frequentare la cascina.
Ernelia con sua mamma, Angela, e i figli davanti al "camerù"Il "camerù", per renderlo più adatto alle nuove esigenze, viene diviso in due parti: la prima dà su di una breve passerella e permette di accedere direttamente all'ampio prato che, dopo un primo tratto pianeggiante, si inerpica lungo il fianco della montagna, chiuso su due lati da una fitta corona di alberi a formare un triangolo; la seconda funziona da zona notte coperta per intero da letti e brandine in modo tale che per raggiungere i giacigli più lontani si è costretti a salire sui più vicini con grande divertimento dei numerosi bambini. Naturalmente durante il giorno la zona dormitorio era tabù, ma durante le giornate di pioggia, in montagna sono piuttosto frequenti, si era costretti a rimanere per lo più in casa e allora veniva dato il permesso di occupare per qualche ora il dormitorio. Il vago sapore di trasgressione eccitava i piccoli che finalmente potevano saltare felici da un letto all'altro buttandosi a capofitto sui cuscini finchè Ernelia o Gesuina entravano urlando - adesso basta! fuori e appena smette di piovere tutti alla "fabbrica" a prendere il pane -. La "fabbrica", una sorta di locanda, aveva un piccolo locale adibito a bottega dove si potevano trovare i generi di prima necessità. Bisogna ricordare che tutto doveva essere trasportato a dorso di mulo lungo la mulattiera, a tratti piuttosto ripida.

 
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