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INDICE

pag. 1

Antonello
pag. 2

La famiglia si allarga
pag. 3

Adele
pag. 4

la vita di ogni giorno
pag. 5

problemi
di
sartoria
pag. 6

I "sensa
crapa"
pag. 7

Le
vacanze
pag. 8

L'avventura
pag. 9

Caregno
pag. 10

la caccia

pag. 11

I bimbi crescono
pag. 12

Il mare
pag. 13

La televisione
pag. 14

Inizia la rivoluzione

Parte Prima

Parte Seconda


 
 

Caregno è un falsopiano a circa 1000 metri di quota, si estende alle pendici del gruppo di prealpi che ha come massiccio principale il monte Guglielmo ("el Gölem"), vi sorgono numerose cascine abitate, un tempo, da contadini allevatori di bestiame. Ora sono rimasti in due o tre e alle cascine, spesso abbandonate, si sono affiancate villette non sempre in sintonia con l'ambiente circostante.
Gli estesi e verdissimi prati erano coltivati essenzialmente per la produzione di foraggio utilizzato in parte per le proprie bestie e in parte venduto agli allevatori della bassa che a fine stagione salivano a contrattarne l'acquisto, "a mangià el fe' " (a mangiare il fieno).
Fino a metà degli anni cinquanta Caregno era raggiungibile solo tramite una splendida mulattiera interamente selciata e fiancheggiata sui due lati da una fitta siepe di noccioli che si chiudeva a volta, lunga cinque o sei chilometri, percorribile a piedi, a dorso di mulo o con le "preale" ( una sorta di slitta munita delle sole ruote anteriori trascinata da un mulo che serviva per trasportare carichi pesanti e ingombranti).
È con questo mezzo che all'inizio dell'estate Ernelia e Gesuina trasportano le casse con piatti, pentole e posate, oltre che i materassi e le bombole del gas con il fornello. Dopo i primissimi anni, quando divenne chiaro che quella sarebbe stata la casa di vacanza le due famiglie si accordarono con Santì per affittarla tutto l'anno e mantenerla così arredata.
Il trasloco iniziava qualche giorno prima con il recupero dei contenitori dal solaio dove erano stati riposti; proseguiva con l' impacchettamento con carta di giornale delle stoviglie più delicate, lavoro affidato ad Adele, felice di rendersi utile e naturalmente super visionato da Ernelia.
Gianni contattava "el Pì" proprietario di un furgoncino con cassone coperto da un telo, su cui poter prendere posto seduti sulle casse e i materassi, e di alcune "preale" con relativi muli. Il giorno della partenza, di buon mattino, dopo aver caricato l'occorrente sul furgone e aver fatto posto agli umani, "el Pì" li portava a Magno da cui, caricate le preale, lentamente, iniziava l'ascesa ai piani di Caregno: i bimbi più piccoli caricati comodamente sui materassi e tenuti per mano dai più grandi e gli altri a piedi. Negli anni successivi non avendo più bisogno di trasportare l'intero arredamento l'ascensione diventerà una piacevole passeggiata con pranzo al sacco consumato presso una sorgente di acqua purissima in località "polver" ai piedi della bastionata di rocce calcaree denominate "le corne de Caregn".

Poi il comune cominciò a costruire la strada che un pezzo alla volta cancellerà per sempre lunghi tratti della vecchia mulattiera fino al completamento avvenuto verso la metà degli anni sessanta.
Per molto tempo il trasferimento in Caregno in occasione delle vacanze estive rappresentò per i figli di Ernelia e Gesuina l'avventura e la libertà, in poche parole la felicità.